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Il Diario Segreto Di Jack Lo Squartatore (Uno Studio Rosso Sangue Libro 1) - Brian L. Porter

Il Diario Segreto Di Jack Lo Squartatore (Uno Studio Rosso Sangue Libro 1) - Brian L. Porter

Traduzione di Monja Areniello

Il Diario Segreto Di Jack Lo Squartatore (Uno Studio Rosso Sangue Libro 1) - Brian L. Porter

Estratto del libro

Il mio bisnonno era un medico, con un debole per la psichiatria, come lo erano mio nonno e mio padre ed era sempre stata una cosa scontata che io avrei seguito la tradizione di famiglia, poiché, fin dall’infanzia, non volevo altro che seguire i passi dei miei antenati, per alleviare le sofferenze degli afflitti, per aiutare ad alleviare il dolore mentale provato da quei poveri disgraziati, così spesso castigati e così fraintesi dalla nostra società. Il mio nome? Beh, per ora chiamatemi Robert.

Mio padre, che ammetto di idolatrare da quando ho memoria, è morto poco più di quattro mesi fa; la sua vita si è spenta nei pochi secondi che ci sono voluti a un guidatore ubriaco per attraversare la corsia centrale riservata a doppia carreggiata e scontrarsi frontalmente con la BMW di mio padre. Quando l’ambulanza è arrivata sul luogo dell’incidente, fu troppo tardi, non ci furono sopravvissuti!

Mio padre è stato sepolto nel nostro cimitero locale, accanto a mia madre, morta dieci anni prima, e lo studio privato di psichiatria, che avevo condiviso con lui per così tanto tempo, divenne il mio unico dominio. In segno di rispetto, ho deciso di lasciare il nome di mio padre sulla targa di ottone che adorna il pilastro accanto alla porta d’ingresso. Non ho trovato un buon motivo per rimuoverlo. Una settimana dopo il funerale, fui sorpreso di ricevere una telefonata dall’avvocato di papà, che diceva che era in possesso di una raccolta di documenti, che mio padre mi aveva lasciato in eredità. Questo era strano, perché pensavo che le sue volontà fossero già stabilite, tutto condiviso in egual modo tra me e mio fratello Mark. Io avevo ricevuto le quote dello studio di papà, Mark una somma in contanti sostanziale ed equivalente. Mentre guidavo verso l’ufficio dell’avvocato, mi chiesi cosa potesse esserci di così importante, che mio padre me lo avesse lasciato in modo così misterioso.

Mentre mi allontanavo dall’ufficio dell’avvocato, fissai il fascio di fogli strettamente rilegato, avvolto in carta marrone e legato con uno spago consistente, che ora era posato sul sedile del passeggero dell’auto. Tutto ciò che David, l’avvocato aveva potuto dirmi, era che mio padre si era presentato da lui con quelle carte molti anni prima, insieme alle istruzioni che dovevano essere passate a me soltanto, una settimana dopo il suo funerale. Mi disse che mio padre aveva messo una lettera in una busta sigillata, che sarebbe stata sopra il pacco quando l’avrei aperto. Non sapeva niente di più. Sapendo che c’era poco che potessi fare fino al mio arrivo a casa, cercai di togliermi dalla mente il pacco, ma i miei occhi continuavano a vagare verso il misterioso fagotto, come attirati inesorabilmente da un potere invisibile. Ero in pieno fermento, quando mi avvicinai al vialetto di ghiaia della mia casa pulita nella zona suburbana della città; sentivo come se mio padre avesse qualcosa d’importante da riferirmi, dall’aldilà, qualcosa che ovviamente non era stato in grado di condividere con me in vita.

Mia moglie, Sarah, era andata via per una settimana, con sua sorella Jennifer, che aveva dato alla luce un figlio quattro giorni dopo il funerale di papà. Jennifer era sposata da tre anni con mio cugino Tom, un ingegnere informatico brillante, anche se dalla mentalità un po’ irregolare, che aveva incontrato ad una cena a casa nostra. Sarah era stata riluttante a lasciarmi così presto dopo la morte di papà e il funerale, ma avevo insistito perché andasse a stare con Jennifer, in un momento così importante ed emozionante. Le avevo assicurato che sarei stato bene e, mentre chiudevo a chiave la macchina e mi dirigevo verso la porta di casa nostra, mi sentivo davvero contento di essere solo. In qualche modo, sentivo che le carte che ora portavo sotto il braccio erano riservate solo ai miei occhi ed ero grato di avere tutto il tempo per esplorarne il contenuto in privato. Avevo ancora il resto della settimana libero, avendo pagato un sostituto per il mio studio psichiatrico per l’intero periodo ufficiale di lutto, quindi nei giorni successivi avrei potuto fare come volevo.

Non sapevo che, chiudendo la pesante porta d’ingresso dietro di me, stavo per entrare in un mondo molto lontano dalla mia accogliente esistenza suburbana, un mondo che avevo appena percepito nelle mie lezioni di storia a scuola. Stavo per essere sorpreso: tutte le mie concezioni di verità e rispettabilità sarebbero state scosse fino in fondo, anche se ancora non lo sapevo.

Indossai subito abiti casual, mi versai uno scotch doppio e mi ritirai nel mio studio, desideroso di iniziare la mia indagine sulla strana eredità di mio padre. Dopo essermi seduto comodamente davanti alla scrivania, bevvi un sorso del liquido caldo e dorato presente nel bicchiere, quindi, prendendo un paio di forbici dalla scrivania, tagliai lo spago attorno al fascio di fogli. In effetti, come aveva indicato l’avvocato, in cima a una pila di fogli rilegata, c’era una busta marrone sigillata, indirizzata a me, con l’inconfondibile calligrafia di mio padre. La tenni in mano per un minuto circa, poi, mentre guardavo in basso e vedevo che la mia mano tremava per l’impazienza, allungai la mano sinistra verso il solido tagliacarte d’argento a forma di spada che Sarah mi aveva comprato per il mio ultimo compleanno. Con un movimento rapido tagliai la parte superiore della busta, raggiunsi l’interno e presi la lettera. Era scritta a mano da mio padre e datata quasi vent’anni prima e questo fu per me una rivelazione, anche se, quando iniziai a leggere, ero ancora all’oscuro del vero significato delle carte rilegate che l’accompagnavano. La lettera recitava come segue:

 

Al mio carissimo figlio, Robert,

Come mio figlio maggiore, e anche mio amico più fidato, ti lascio il diario allegato, con le sue note di accompagnamento. Questo diario è stato passato di generazione in generazione nella nostra famiglia, sempre al figlio maggiore, e ora, siccome probabilmente ora sono morto, è passato a te.

Stai molto attento, figlio mio, al contenuto di questo diario. All’interno delle sue pagine troverai la soluzione (almeno, una sorta di soluzione) a uno dei grandi misteri negli annali del crimine britannico, ma da quella soluzione deriverà anche una terribile responsabilità. Potresti essere tentato, figlio mio, di rendere pubblico ciò che stai per scoprire; potresti sentire che il pubblico merita di conoscere la soluzione di quel mistero, ma - e ti avverto molto attentamente Robert - se diventa di dominio pubblico, rischierai di distruggere non solo tutto ciò per cui la nostra famiglia ha difeso cento anni di ricerca medica e progresso nel campo della medicina psichiatrica, ma potresti anche distruggere la stessa credibilità della nostra professione più amata.

Omicidi orribili Robert! È di quel crimine più odioso che leggerai qui di seguito, come ho letto io dopo la morte di tuo nonno, e anche lui prima di me. Ma ci sono cose peggiori dell’omicidio in questo mondo? Abbiamo il diritto, come medici, di emettere le sentenze che i tribunali dovrebbero giustamente emettere? Figlio mio, spero che tu sia pronto per quello che stai per conoscere, anche se dubito che io lo fossi quando ho letto il diario. Leggilo bene, figlio mio, come le note che lo accompagnano e giudica tu stesso. Se, come me, ti sentirai adeguatamente ben disposto, farai come ha sempre fatto la nostra famiglia e manterrai il suo contenuto come un segreto da custodire gelosamente, fino a quando non sarà il momento giusto per trasmetterlo alla tua prole. La consapevolezza è che temo la croce che la famiglia deve portare, finché un giorno, forse, uno di noi si sentirà così oppresso dalla propria coscienza o da qualche forma di bisogno di assoluzione, da rivelare ciò che le pagine contengono.

Sii forte figlio mio, o, se senti di non poter voltare la prima pagina, non andare oltre, richiudi il diario nella sua confezione e seppelliscilo da qualche parte in una tomba profonda, lascialo riposare per sempre nell’oscurità, dove forse appartiene giustamente, ma, se ne leggerai il contenuto, preparati a portare quel contenuto con te per sempre, nel tuo cuore, nella tua anima, ma peggio di tutto, nella tua mente, un fardello colpevole che non potrà mai essere cancellato.

Sei il mio figlio maggiore e ti ho sempre amato teneramente. Perdonami se ti addosso questo fardello,

Tuo con amore

Papà

Quando finii di leggere la lettera, improvvisamente mi resi conto che avevo trattenuto il respiro, tale era la tensione che sentivo dentro; feci poi un respiro profondo e sospirai. Il tremito nelle mie mani era aumentato e presi la bottiglia di liquido ambrato, su un lato della scrivania, e me ne versai un’altro. All’improvviso, mi sentii come se tutto ciò che era contenuto in quelle carte, chiuse davanti a me, stesse per cambiare irrevocabilmente la mia vita, forse non immediatamente, ma sapevo, prima ancora di guardare i documenti, che tutto ciò che era contenuto in quelle pagine aveva ovviamente un importante significato. Se no, perché la mia famiglia si era data tanto da fare per proteggere il segreto contenuto in esse? Inghiottii lo scotch, troppo velocemente; il liquido mi bruciò la gola e tossii involontariamente.

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