Summary Block
This is example content. Double-click here and select a page to feature its content. Learn more
Summary Block
This is example content. Double-click here and select a page to feature its content. Learn more

Testi

Testi

Testi

Testi

Sussurri Spettrali - Joseph Mulak

Sussurri Spettrali - Joseph Mulak

Traduzione di Giulia Roasio

Sussurri Spettrali - Joseph Mulak

Estratto del libro

Laura avrebbe trovato bello avere tutta la famiglia insieme per Pasqua, se davvero fosse stato bello. Era lì più per obbligo che per altro. Aveva provato a convincere il suo nuovo ragazzo a non venire, ma lui aveva insistito nel conoscere la sua famiglia. Lei sapeva che se ne sarebbe pentito.

“Faccio solo una corsa al bagno” le sussurrò Ryan all'orecchio mentre si alzava e scompariva. Laura dette per scontato che fosse un messaggio in codice per “devo andarmene via dalla tua famiglia di pazzi per qualche minuto”.

Non che gliene facesse una colpa. Con le costanti critiche di sua madre verso chiunque le stesse intorno e le minacce di morte alla nipote alla minima parvenza di disubbidienza, c'era più che abbastanza per far scappare via chiunque. I commenti inappropriati di suo padre che avevano, in più di una occasione, mandato sua figlia fuori dalla stanza in lacrime, si aggiungevano al mix. Sua sorella, Karen, e suo marito, Cody, erano semplicemente degli idioti. Il suo ex-marito, Luke, li aveva sempre presi con le molle ed era molto paziente con loro. Era in momenti come questo che lui le mancava. Le mancavano anche i bambini di lui. Non avrebbe potuto chiedere figliastri migliori. Ben educati e cortesi, era una gioia stargli intorno.

“Ooh...ti sta sussurrando delle sdolcinatezze all'orecchio?” ridacchiò Karen.

“Non vorresti forse saperlo?” ribatté Laura.

“A pensarci bene, forse no.”

“Già” si intromise Cody. “Noialtri non vogliamo sentirlo.” Poi tornò a succhiare la carne dall'osso, mentre Laura si chiedeva se stesse provando ad arrivare anche al midollo.

“Cazzo, stai succhiando quel coso così intensamente che si direbbe che tu abbia fatto molta pratica” gli disse Laura. Nella maggior parte delle famiglie tutto ciò sarebbe stato inaccettabile per una conversazione durante una cena. In quella di Laura, tuttavia, la cosa era quasi incoraggiata.

“Chiedi a Ryan. Lui sa tutto su quanta pratica io abbia fatto.”

Gli altri risero, anche Laura ridacchiò un pochino. Non era facile metterla in imbarazzo.

“L'hai almeno registrato per me?”

“Ovvio. È su YouTube.”

“Lo guarderò stanotte a letto.”

Ken, come al solito, non disse nulla e continuò a divorare le sue patatine fritte, infilandosele a manciate in bocca. Aveva imparato molti anni prima che, quando era circondato dalla moglie e dalle figlie, era meglio tenere la bocca impegnata con il cibo così da non poterla aprire per mettersi nei guai. “Mi chiedo cosa stia stia trattenendo Ryan così a lungo.” Si chiese Laura ad alta voce, tirandosi in piedi.

“Forse si è perso nella magione di mamma.” intervenne Karen.

“La pianteresti?” disse Paula. “Se vuoi una magione dì a quello sfaticato di tuo marito di trovarsi un lavoro e di comprartene una. E poi allora voi due e quella tua mocciosa potrete levarvi dalle palle da casa mia.”

Proprio mentre usciva dalla cucina Laura sentì Cody chiedere cosa avesse fatto esattamente per meritarsi quel commento. Laura conosceva la filippica che avrebbe fatto la madre – sulla mancanza di occupazione di Cody – e fu felice di essere uscita dalla stanza e di non doverla ascoltare per l'ennesima volta.

Lentamente si arrampicò su per le scale fino al secondo piano, ascoltando mentre quelle scricchiolavano sotto ai suoi piedi. Aveva scherzato molte volte sull'aver paura di precipitare giù con loro un giorno o l'altro, ma con ogni nuova visita la paura diventava sempre più una realtà. Veramente l'intera casa avrebbe avuto bisogno di essere buttata giù e ricostruita da capo. Ma Paula era troppo tirchia per far fare qualsiasi lavoro. Ken aveva lentamente insistito ogni volta che ne aveva avuto l'occasione. Anche se lui e la moglie erano separati, lui era ancora al guinzaglio ed era praticamente a sua completa disposizione.

Apparentemente, non era ancora arrivato a fare alcun lavoro su quelle scale dato che Laura poteva giurare di riuscire a sentire il legno che si affossava sotto i suoi piedi.

Fece un sospiro di sollievo quando fu arrivata al secondo piano, dandosi della sciocca per aver avuto così paura di salire le scale. Era solo felice che non ci fosse nessun altro lì a guardarla.

Si sorprese di essersi ritrovata al buio. Quella era la prima volta di Ryan a casa di sua madre, e lei era sicura che non avrebbe saputo orientarsi abbastanza da muoversi senza luce.

Andò a tentoni per più o meno un minuto finché non ebbe trovato l'interruttore che accendeva tutte le luci del corridoio. Camminò lungo il corridoio fino alla seconda porta sulla destra, che era quella del bagno.

Bussò alla porta, con garbo.

“Ryan?”

Aspettò qualche istante, e poi bussò di nuovo.

“Ryan? Sei lì dentro?”

Non c'era ancora alcuna risposta. Era possibile che si fosse in qualche modo fatto male lì dentro? Davvero non riusciva a immaginare come, ma stava cominciando a preoccuparsi, quindi provò con il pomello. Si girò e la porta si spalancò. Se Ryan era lì si era dimenticato di chiudere a chiave.

Anche la luce del bagno era spenta, il che probabilmente voleva dire che Ryan non era dentro, ma lei non riusciva ad immaginare dove altro potesse essere andato. C'era solo un bagno nella casa, e il posto non era neanche lontanamente grande abbastanza perché qualcuno ci si potesse perdere. Il piano superiore consisteva di un piccolo corridoio con quattro porte; tre camere da letto e un bagno. Erano tutte quante nel buio più assoluto.

Azionò l'interruttore e venne sommersa di nuovo dalla luce. Appena la stanza divenne illuminata, fece un passo indietro annaspando. Dovette coprirsi la bocca per trattenersi dal gridare facendo in modo che tutti i presenti nella casa si precipitassero su per le scale a vedere cosa fosse successo.

Ryan era completamente nudo -una cosa a cui si era abituata durante il loro breve tempo insieme. Non era tuttavia abituata a vederlo inchiodato al muro per le mani, con le braccia allargate come se fosse stato crocifisso. C'era anche un grosso spuntone affondato nella sua fronte -probabilmente per sicurezza- e il suo stomaco era squarciato, con le interiora che pendevano giù. I suoi genitali erano stati tagliati e inchiodati al muro accanto a lui.

Rimase in piedi, congelata dalla paura, neanche in grado di urlare. Neanche quando sentì la voce.

“Cosa ne pensi?” disse da dietro di lei, ridacchiando. “Tornerà in vita tra tre giorni?”

Non osò girarsi, principalmente perché sapeva esattamente a chi appartenesse la voce.

Rimpianse la decisione appena sentì una mano ruvida afferrarla per i capelli e tirarle indietro la testa. Poi arrivò il freddo acciaio della lama di un coltello contro la sua gola.

“Penso che la battuta sarebbe venuta meglio se fosse stato Venerdì Santo. Non hai riso.” Allontanò il coltello dalla gola di lei abbastanza a lungo da puntarlo al cazzo inchiodato al muro. “Però dubito che quello si potrà mai risollevare.” Rise di nuovo. “Non ti piace neanche questa, eh?”

Lei non disse una parola. Sperava che sarebbe morta, che lui l'avrebbe fatta finita in fretta. Ma sapeva che, se avesse parlato, avrebbe quasi sicuramente detto qualcosa di antagonistico, e se lo avesse fatto incazzare, lui avrebbe deciso di prolungare quel calvario, rendendolo più doloroso.

Rifletté sulla possibilità di chiamare aiuto, ma ciò avrebbe solamente assicurato la sua morte e messo in pericolo chiunque fosse venuto a soccorrerla. Vero, lui sarebbe stato in minoranza, ma lei non voleva che nessun altro rimanesse ucciso.

“Non mi dici nemmeno ciao? Sono ferito.”

Lei non osò parlare. Pensò di scuotere la testa, ma il coltello premeva sulla sua gola ed era preoccupata che facendo così si sarebbe ferita la pelle.

O peggio.

“Dopo tutto quello che abbiamo passato, non hai nulla da dire?” Fece un attimo di pausa e quando lei ancora non ebbe detto nulla, continuò. “Beh, sei noiosa. Tanto vale ucciderti ora.” Rise in un modo delirante che lei non gli aveva mai sentito prima.

“Forse dovrei tagliarti le tette e metterle sul muro insieme alle palle di Ryan. Che ne pensi?”

“Luke, per favore-”

“Sa parlare! Smetterà mai di stupirmi? Sai, è proprio una femminuccia quello con cui mi hai rimpiazzato. Non ha neanche tentato di combattere. Si è limitato a piagnucolare e a chiedere pietà per la sua vita. Sono rimasto molto deluso. Diavolo, si è anche offerto di lasciarti a me se lo avessi lasciato vivere.”

Rise di nuovo. Ogni volta che lo faceva a lei salivano i brividi su per la schiena. Il semplice sapere che qualcuno con cui lei era stata -qualcuno che lei aveva amato- era capace di un tale gesto, e che potesse trarne così tanto piacere, la disturbava oltre qualsiasi cosa avesse mai potuto immaginare.

“Allora, adesso ti trovi ad un bivio. Puoi venire con me ora, o puoi opporre resistenza e io ucciderò tutta la tua famiglia.”

“Non oseresti...”

“Non oserei? Sai, non mi sono mai piaciuti granché. Tua madre è una stronza. Cazzo, so che tua sorella mi odia. Non lo nascondevano neanche proprio bene, anche se ci hanno provato per il tuo bene. Tuo padre...beh, non penso che lui abbia nulla contro di me, di suo. Penso solo che sia uno sfaticato e un disgustoso porco. Sei anche fortunata che io lasci a te la scelta. Ucciderli suona meglio di minuto in minuto. Meglio che ti sbrighi a decidere.”

“Ok.”

“Ok, cosa?”

“Verrò con te.”

“Brava ragazza.”

Lui allontanò il coltello dal suo collo e lo usò per tagliarle la spalla.

“E quello per che cos'era?”

“Solo per farti sapere che sono serio.”

“Penso che inchiodare il mio ragazzo al muro vicino al suo cazzo mi abbia dato un indizio.”

“E però, non voglio che ti fai venire strane idee.” Le tagliò l'altra spalla. Lei immaginò che quella fosse per aver protestato la prima volta.

“Adesso” continuò lui. “Ecco come funzioneranno le cose. Scenderemo al piano di sotto, facendo silenzio. Sgattaioleremo fuori dalla porta della sala da pranzo, visto che sono tutti in cucina. Se tutto andrà bene non dovremmo incontrare nessuno. Sennò... beh, dubito che debba dirti cosa succederà. Vero, Ryan?” Un'altra risatina. “Il tuo ragazzo qui è un tipo forte e silenzioso, non è vero? Beh, quando non sta implorando di risparmiargli la vita, ecco.”

Iniziarono a scendere le scale, lui teneva la punta del coltello contro la schiena di lei come avvertimento per ricordarle di non fare cose stupide. Fecero un passo, e poi si fermarono per essere sicuri che nessuno avesse sentito il rumore. Quando era sicuro che non stesse arrivando nessuno, Luke la pungolava con il coltello, indicando che voleva che Laura facesse un altro passo. Quando arrivarono al piano principale, tutto era silenzioso.

Colui Che Viene (I Western Di Reuben Cole Libro 1) - Stuart G. Yates

Colui Che Viene (I Western Di Reuben Cole Libro 1) - Stuart G. Yates

Nonno Bretella e il volo ai Sette Mari - Michael N. Wilton

Nonno Bretella e il volo ai Sette Mari - Michael N. Wilton